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Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Governo, sottosegretaria Guerra, sottosegretario Manzella, che ringrazio anche per il lavoro svolto insieme, questo è il secondo intervento di natura economica predisposto dal Governo nel pieno di un'emergenza che ha sconvolto tutto il mondo: un provvedimento pensato per le imprese, che serve a tenere in piedi il tessuto produttivo devastato da uno sconvolgimento epocale, che, appunto, non ha precedenti. Ed il Governo è intervenuto tempestivamente, magari non perfettamente, come è stato sottolineato, ma tempestivamente: ha dovuto far fronte ad uno tsunami che ha devastato i redditi di milioni di lavoratori, bloccato le attività produttive e determinato un crollo dei ricavi; una crisi la cui intensità non ha precedenti e che ha coinvolto sia la domanda che l'offerta. È arrivato chiaro e forte al Governo di questo Paese il grido di dolore dell'Italia, che, mentre veniva serrata per COVID-19, non solo chiedeva sostegno ma anche una prospettiva, la descrizione di un orizzonte per credere ad un domani, per immaginare il futuro.
Credo che vada dato atto al Governo di aver saputo sempre tenere la barra dritta, in un momento in cui i Governi di tutto il mondo sono stati costretti a navigare a vista per dare una risposta a chiunque, per non lasciare soprattutto indietro nessuno. Va dato atto al Governo di avere combattuto anche in Europa con una voce solida e forte, perché questa crisi venisse vissuta per quello che è esattamente, cioè una tragedia umana di proporzioni indescrivibili, in cui molte persone rischiano e hanno rischiato non solo la vita, ma di perdere il sostentamento, in cui le aziende di ogni settore sono costrette a fare i conti con la perdita dei ricavi, che porta a ridimensionamenti, perdita di milioni di posti di lavoro, che noi vogliamo evitare. Un vero sconquasso, che prevede e pretende nuove categorie di pensiero e una nuova mentalità. In questo quadro, che è oggettivamente devastante, con il “decreto Liquidità” il Governo ha cercato di proteggere le imprese, e dunque i lavoratori, e dunque le famiglie, da una crisi di cui il settore privato non è responsabile, e che non poteva da solo assorbire. E lo ha fatto mettendo in campo garanzie per la liquidità delle imprese fino a 400 miliardi, e lo ha fatto in un panorama europeo che si stava evolvendo e non era ancora definito: mi riferisco, evidentemente, al Temporary Framework.
Il “decreto Liquidità” dunque è stata una tappa importante nel sistema di misure costruite per tenersi in piedi di fronte a questa onda impressionante, e il Parlamento con il suo lavoro ha contribuito in maniera decisiva a migliorarlo. Noi non neghiamo, abbiamo visto le difficoltà che ci sono state nel momento dell'approvazione del decreto-legge da parte delle imprese, le abbiamo udite, ascoltate tutte le istanze; e non solo nelle audizioni del Parlamento: tutti i parlamentari nei loro territori. E dobbiamo dire che il Governo ha ascoltato, e che il frutto del lavoro del Parlamento dice di questo miglioramento, di questa capacità di ascolto, di ascolto vero e risposta.
Io voglio ringraziare anche in questa sede i relatori Fragomeli e Carabetta per il lavoro che ci hanno consentito di fare. Permettetemi di dire come il lavoro su questo testo dimostri quanto sia preziosa e necessaria l'attività delle Camere, ed anche ribadire il ruolo centrale che la Carta costituzionale assegna a quest'Aula, a questa istituzione, ieri come oggi, ancor più in un'epoca in cui un certo populismo ha inteso far credere che quest'Aula e il nostro lavoro siano inutili. In particolare, per quanto concerne l'iter di questo provvedimento, abbiamo risolto alcuni dei problemi, che erano però determinanti, causati dai meccanismi: abbiamo chiesto semplificazione, abbiamo chiesto trasparenza per l'accesso alle risorse garantite dallo Stato. Questi nodi sono stati sciolti dal lavoro proficuo svolto nelle Commissioni, dalla volontà reale e concreta dell'ascolto delle istanze che sono giunte dal mondo delle imprese, e dalla volontà della maggioranza di lavorare in sinergia con l'opposizione, che ringraziamo, che in sede di esame parlamentare del decreto-legge ha contribuito fattivamente. Penso, in primo luogo, all'autocertificazione, a chi ci diceva che, quando andava in banca, doveva presentare diciotto documenti e che chiedeva, invece, una semplificazione. Bene, questa semplificazione con l'autocertificazione c'è, senza però derogare alla legalità, con la responsabilità del richiedente. Il problema più serio che abbiamo risolto riguarda, dunque, la farraginosità del sistema di erogazione, che ha reso complicato per le imprese accedere al credito. Questo significa che una larga parte delle motivazioni addotte dalle banche per giustificare gli insopportabili ritardi di chi cercava di andare avanti in questa crisi nella concessione dei prestiti verrà meno. Non ci sono più alibi e bisogna fare il proprio dovere; non si potrà più fare riferimento a ragioni che riguardano il peso delle verifiche burocratiche o di eventuali rischi legali connessi all'erogazione del credito. L'emergenza COVID ha creato delle sorti di catene nelle nostre comunità, catene in cui nessuno può salvarsi da solo; nel contagio sanitario, in quello economico, le nostre sorti sono legate. Questo dato di realtà chiama in causa la responsabilità collettiva, la responsabilità sociale, la responsabilità economica; un Paese dove ognuno è chiamato a fare la propria parte, banche, imprese, cittadini, politica. La consapevolezza di questa nuova forma di responsabilità è l'unico patto civile, sociale, culturale ed economico su cui possiamo immaginare di ricostruire il nostro Paese; un patto, dunque, dove ognuno fa la propria parte, con rigore e responsabilità.
Il Partito Democratico crediamo abbia fatto la sua e ha ottenuto una serie di importanti miglioramenti; lo ha fatto tenendo sempre in mente un assioma fondamentale: che non c'è impresa senza lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Tutti i nostri sforzi sono stati fatti per aiutare le imprese, ma imprese che si impegnino nel mantenimento dell'occupazione in Italia, cioè delle imprese che non delocalizzano, delle imprese che non hanno sede nei paradisi fiscali, che proteggono i propri lavoratori, con la responsabilità, ad esempio, delle misure e dei protocolli di sicurezza. L'impresa è il suo capitale umano di imprenditori e lavoratori, perché vogliamo imprese più forti e competitive in Italia e nel mondo. Abbiamo pensato soprattutto all'Italia, che non è fatta solo di grande impresa, tanto di grande impresa, ma di tante, tantissime, piccole e medie imprese, questo il nostro tessuto. Perciò abbiamo reso, crediamo, più forti le imprese nei tempi di rientro, dando loro più soldi, rendendole più forti nella contrattazione bancaria. Abbiamo ascoltato il Paese, nonostante un racconto che vorrebbe che quest'Aula e ognuno di noi siano lontani sideralmente nel sentire comune. Invece abbiamo lavorato - sono state ricordate più volte stamattina - alle novità importanti introdotte, condivise: la durata del rimborso dei prestiti con garanzia al 100 per cento portata da 6 a 10 anni, l'aumento del massimo finanziabile da 25 a 30 mila euro, i prestiti fino a 800 mila euro garantiti all'80 per cento dallo Stato e al 20 per cento dai Confidi potranno essere rimborsati fino a trent'anni. Queste richieste ci arrivavano esattamente dai destinatari: sono state accolte. Abbiamo lavorato anche all'aumento della platea dei beneficiari, includendo nell'accesso ai crediti anche il Terzo settore, rendendo, quindi, giustizia ad una delle realtà più straordinarie del nostro Paese. Lo abbiamo esteso agli assicuratori, alle imprese nelle zone colpite dai terremoti, alle imprese con partecipazione pubblica. Abbiamo pensato anche ai lavoratori, agli artigiani, con la sospensione dei mutui della prima casa per i lavoratori, la tutela dei datori di lavoro che rispettano i protocolli di sicurezza sanitaria per i loro dipendenti, l'estensione della cassa integrazione anche a coloro che erano stati assunti dal 24 febbraio al 17 marzo. Colleghi, sappiamo molto bene che gli effetti del COVID si faranno sentire per lungo periodo e che il Paese dovrà attrezzarsi a far fronte ad una crisi che non è ciclica, ma strutturale; stiamo affrontando, quindi, questo momento e non dobbiamo perdere due aspetti per noi fondamentali, il crollo della fiducia e del benessere. È importante, dunque, che lo Stato stia aiutando i cittadini a mantenere, nel limite delle contingenze, il loro reddito, sostenendo anche i consumi; ed è importante che lo Stato, attraverso prestiti garantiti, la riduzione delle incombenze fiscali, trasferimenti a fondo perduto, gli aiuti alle imprese, specialmente le più piccole, che stanno affrontando una serie di fatturati, intervenga. Tuttavia, riteniamo che sia un imperativo dirsi la verità, e cioè che questo enorme sforzo collettivo non sarà sufficiente se non sarà accompagnato da una nuova visione per il futuro. Per questo non possiamo pensare che siano sufficienti, necessari, ma non sufficienti, i trasferimenti diretti, e questo anche in ragione della sostenibilità delle nostre finanze. Noi dobbiamo puntare a rilanciare la libera iniziativa, a stimolare la concorrenza, a investire sull'innovazione, sulla formazione, su Industria 4.0, sulla ricerca e il capitale umano, rafforzando la capacità di resistenza del sistema produttivo rispetto a ulteriori futuri possibili shock di domanda e offerta.
Perché per crescere, purtroppo, non ci sono ricette autoconsolatorie, ma serve un'idea di futuro, un'anima che non può ricorrere a schemi e modelli che non reggono più all'oggi, un'idea che tenga finalmente conto che il lavoro, per esempio, nel nostro Paese non è più solo dipendente, che gli autonomi nel nostro Paese non sono più eccezioni. Serve avere una fotografia di come è cambiato il nostro Paese e di come è cambiato il mondo del lavoro, per poter rispondere, rilanciare e immaginare il Paese a lungo orizzonte, e farlo con ricette inedite per una sfida che è altrettanto inedita. Lo dobbiamo fare anche rendendo partecipi nella costruzione del nostro Paese di domani i cittadini, perché è del tutto evidente che, dopo aver difeso l'economia in questa fase così drammatica, tra cui fornire liquidità per permettere alle imprese di avere la cassa necessaria almeno a tenere il motore acceso, servono nuove strategie di politica economica, orientate al lungo periodo.
Il compito che spetta alla politica sarà quello di non ostacolare le imprese con orpelli formali e burocratici, che costituiscono una palude per l'intero Paese, ma aiutarle a riprendere il volo, dopo averle tenute a galla. In questo senso deve essere chiaro, e concludo, che le risorse importantissime che saranno messe a disposizione dall'Europa, senza la quale non saremmo rimasti in piedi, devono essere spese bene, con visione e capacità gestionale. La politica - concludo, Presidente - deve assumersi la responsabilità di pensare al dopo, perché la sfida di oggi non è quella di elencare tutti i mali, ma di scegliere verso quale direzione andare, utilizzando strumenti inediti e percorrendo sentieri inesplorati. Per questo, convintamente, il Partito Democratico dichiara il suo voto favorevole al provvedimento .